Giuliano Manganello: lo "Studio" a Montenisa

cenni preliminari

Lo studio: la finestraLa stanza all'ultimo piano della costruzione, detta "lo studio" fu progettata e realizzata da 'Giuliano Manganello' durante alcuni soggiorni a Montefiridolfi intorno all'anno 1977.

Giuliano studiava architettura, e tutta Scritte e disegni sulle pareti dello studiola stanza - dalle pitture, ai mobili, ai materiali scelti per l'intonaco - sono stati disegnati o scelti da lui personalmente.

Lo 'Studio' venne realizzato da Giuliano Manganello in un arco di tempo abbastanza breve, coinvolgendo altri amici a vario titolo - Franco, Dante - ma fu Giuliano che oltre alla progettazione ed alla supervisione dei lavori dipinto realizzato da Giuliano Manganello per lo studioeseguì materialmente buona parte del lavoro, oltre la realizzazione delle pitture sui pannelli.

Giuliano Manganello Montenisa, lo studio:
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foto di Giuliano Mangaello

Il soffitto della stanza dipinto da Giuliano Manganello - studio

 

Giuliano Manganello: cenni biografici.

Giuliano Manganello, cassiere della Banca d'Italia per bisogno e studente di architettura per vocazione, nasce nel 1953: la sua intensa vita si interrompe inaspettatamente per una malattia nel 1978, quando lascia la moglie e la mamma e gli amici per andare in cielo. Durante la malattia apprenderà che sta arrivando il figlio lungamente cercato....

Collaboratore di EDAV, mensile dedicato all'educazione all'imagine, venne così ricordato dal direttore sulle pagine della rivista:

Gin (pseudonimo, per la collaborazione a EDAV, di Giuliano Manganello) è scomparso in soli tre giorni e a soli 25 anni, fulminato da leucemia.

Avevamo appena aperto una sua Mostra presso la nostra Sede Operativa di Firenze (nelle foto, alcuni dei quadri esposti) e il giovedí avrebbe dovuto presentarla, con l'impareggiabile amico Sestini, alla TV.
E una di quelle scomparse che svelano improvvisamente il mistero della vita, enorme e allucinante e mettono alla prova la Fede.

Rimasta vedova, la madre, con incredibili sacrifici, pieni di fiducia e di speranza, gli aveva dato la possibilità di iniziare una posizione alla Banca d'Italia di Firenze. S'era poi iscritto ad Architettura, per seguire il suo sogno di professione artistica e aveva sposato una deliziosa affettuosissima collega di studi. La vita di stenti e d'amore aveva cominciato ad aprirsi alla serenità; le due donne appoggiate esclusivamente su di lui. Unico cruccio, quello di non riuscire ad avere figli.

Il primo giorno di malattia (un banale mal di gola, che niente lasciava presagire), la moglie gli annuncia l'incredibile: nascerà un bambino. Sorridendole, egli risponde: ″Cosi uno va e uno viene!″.

Nei suoi quadri, il senso dell'angoscia e della morte è ricorrente, come tensione di liberazione da sovrastrutture in una matrice lontana e ancestrale. Cosi egli è già arrivato alla libertà. A Città della Pieve (sua origine), tutta la cittadina - tutta: serrande abbassate, uffici chiusi, ecc. - era presente ai funerali. Nel vento e nel freddo. Come se il piccolo inaccessibile cimitero in cima al colle fosse lo sprazzo di luce lontana dei suoi quadri.

Nazareo Taddei sj
su EDAV